L'ulivo Saraceno
Questa foto a me molto cara, riprende uno scorcio del giardino della Kolimbetra nella Valle dei Templi.
Tra la cortina di fichi d' India troneggia l'ulivo saraceno i cui tronchi cavi raccontano secoli di storia e di dominazioni; pianta sì vetusta ma fatta ringiovanire da sapienti mani di potatori attraverso i giovani virgulti detti "succhioni", nati da un taglio volontario di segaccio o da un'accidentale spezzatura di ramo.
L' ulivo della Valle dei Templi ha ispirato il noto pittore paesaggista Francesco Lo Jacono soprannominato "il ladro del sole", il quale ne ha ritratto diversi esemplari alcuni dei quali donati alla Città di Agrigento dal noto mecenate Giuseppe Sinatra.
IL FICO D'INDIA
La pianta più rappresentativa della campagna siciliana è senza dubbio il fico d'india, opuntia ficus indica.
La sua evocativa immagine viaggia nel mondo attraverso i manufatti dell'arte figulina, dell'arte tessile e figurativa in complementi d'arredo apprezzati dai turisti, nonchè attraverso i cestini di pasta reale (farina di mandorle e zucchero) dove campeggia sugli altri dolci a forma di frutti vari, quale simbolo incostrastato della Trinacria.
Il succulento frutto estivo ed autunnale (la fruttificazione può essere ritardata in autunno a vantaggio della qualità e selezione del frutto), viene esportato ed apprezzato nel mondo, nelle sue tre varietà rispettivamente di colore arancione, rosso sanguigno e bianco rispondenti ai nomi dialettali con cui, per tradizione, si suole distinguerle: "surfarina","sanguigna" e "muscaredda".
Si apprezzano altresì i prodotti derivati quali il liquore e la mostarda (gelatina dolce e compatta).
Ipogeo della Kolimbetra
C'è un giardino magico nella Valle dei Templi che testimonia l'ingegno degli akragantini di raccogliere l'acqua sorgiva o filtrata dal suolo tufaceo in ipogei fatti costruire nel 480 a.c. circa a schiavi cartaginesi, prigionieri catturati durante la battaglia di Himera
La raccolta idrica così concepita alimentava vasche e condotti di superficie per usi irrigui nonchè vasche per l'itticoltura.
Siffatta ingegneria per l'irrigazione consentiva la coltivazione di orti e giardini di cui tutt'oggi ritroviamo chiara testimonianza.
Si tratta del giardino della Kolimbetra, un tempo luogo sacro votato alle divinità ctonie ossia del sottosuolo ma con influenze sulla vita campestre.
La visita guidata dell'ipogeo consente di vedere la bellezza di stalattiti opera per lunghi secoli dello stillicidio delle acque filtrate, nonchè fossili (pecten, gusci di ricci, etcc..) che la friabilità della roccia sedimentaria tufacea mette allo scoperto agli occhi dei visitatori.
autrice degli scritti
Antonella Zammuto
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